Che differenza c’è tra l’RX e la risonanza magnetica

Frequentemente, risonanza magnetica ed RX vengono tra loro confuse. Malgrado per caratteristiche possano apparire non troppo difformi, tra le due esistono tuttavia differenze sostanziali. Si è infatti in presenza di due tecnologie diagnostiche che differiscono non soltanto nelle fasi di esecuzione, ma anche per il genere di informazioni che danno modo di ottenere. Prima di analizzare le differenze, sarà quindi bene cercare di descrivere il funzionamento di entrambe.

Cos’è la risonanza magnetica?

La risonanza magnetica costituisce una metodologia diagnostica che si avvale delle proprietà magnetiche dei nuclei di alcuni elementi chimici. Essa si caratterizza per un grado di invasività piuttosto basso, dato che non si serve di alcuna radiazione ionizzante. Il suo campo di azione è essenzialmente circoscritto a quelli che vengono chiamati tessuti molli. Diversi studi condotti di recente sono giunti alla conclusione che la risonanza magnetica, per via del proprio funzionamento, non sortisce alcun tipo di danno per la salute del paziente. Proprio per questo, essa viene ampiamente utilizzata in diversi settori medici, dall’oncologia fino ad arrivare al settore ortopedico.

Ad oggi, è ormai possibile sottoporsi ad una risonanza magnetica nella stragrande maggioranza delle cliniche e degli ospedali. Trattandosi di una tecnica radiologica, eseguirla ed interpretarne i dati che ne risulteranno costituiscono due incombenze che spettano solo al medico radiologo. La risonanza magnetica basa il proprio funzionamento sulla presenza di grossi magneti. Questi ultimi avranno il compito di dar vita a dei campi magnetici che modificheranno l’orientamento degli atomi di idrogeno presenti nelle cellule dei tessuti che si andranno ad analizzare. L’immagine che ne risulterà sarà di tipo tridimensionale. Come accennato in precedenza, diverse sono le parti del corpo studiabili grazie al suo aiuto, dai tessuti muscolari alla scatola cranica, dal sistema nervoso fino ad arrivare all’intestino.

Di rado, lo svolgimento della risonanza magnetica rende indispensabile l’uso del mezzo di contrasto. Questa necessità emerge nel momento in cui il radiologo esprime l’esigenza di ottenere un’immagine ancora più dettagliata. Nelle fasi che precedono la prescrizione della risonanza magnetica da parte del medico curante, quest’ultimo ha il dovere di verificare nel paziente la presenza di tutti i requisiti necessari. Scendendo maggiormente nel particolare, l’utente sarà idoneo ad effettuare tale esame nel caso in cui:
– non sia portatore di un dispositivo composto da materie prime metalliche, come ad esempio peace maker o punti di sutura;
– non sia periodicamente affetto da attacchi di tipo claustrofobico.

Una volta accertata l’idoneità, sul paziente non grava alcun obbligo alimentare. Egli non sarà infatti tenuto nè a seguire una particolare dieta nè a rimanere a digiuno. Nel caso della risonanza magnetica classica, ossia quella chiusa, il macchinario presenta una conformazione che somiglia a quella di un cilindro. Quella aperta, prodotta da Esaote, possiede al contrario una conformazione a C.

Risonanza magnetica: le fasi

Durante tutto lo svolgimento dell’esame, l’utente potrà avvalersi di un altoparlante e di una telecamera per comunicare col personale medico. Prima di ogni cosa, egli dovrà compilare un questionario nel quale comunicare la presenza eventuale di condizioni che potrebbero ostacolare il corretto svolgimento della risonanza. Completato questo step, il paziente dovrà poi privarsi sia degli indumenti sia di tutti gli oggetti metallici.

Prima di far adagiare l’utente su un lettino, il personale medico gli fornisce una serie di indicazioni utili, concernenti quel che è libero di fare durante l’esame e quello che al contrario non può fare. Il tecnico radiologo consegnerà un insieme di oggetti, dai cuscini fino ad arrivare a dei tappi per le orecchie, volti a rendere la risonanza meno stressante e più confortevole. Se richiesto espressamente dal radiologo, il mezzo di contrasto viene iniettato per endovenosa nella fase in cui il paziente viene fatto stendere sul lettino.

Cos’è la radiografia?

Messa a punto tra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, la radiografia (o RX) rappresenta una tecnica di tipo diagnostico che funziona per via dell’azione dei raggi X. Analogamente alla risonanza magnetica, questo genere di esame viene condotto sia da un medico specializzato in radiologia sia da un tecnico radiologo. Nella sua variante classica, il corpo di colui che vi si sottopone viene esposto alle radiazioni generate da un macchinario. I raggi X, attraversando il corpo dell’utente, verranno impressi sulla pellicola utilizzata come prospetto.

Ciò che ne risulterà sarà un’immagine nella quale emergerà la differente capacità dei tessuti di lasciar penetrare questi raggi. Il mezzo di contrasto, eventualmente, potrà servire per rendere più evidente la superficie dell’organo o del tessuto da analizzare. L’RX è una tecnica le cui fasi sono perfezionabili nel giro di davvero poco tempo. Nelle strutture ossee, la radiografia è ad esempio capace di risaltare la presenza d’una frattura. A livello polmonare, la radiografia è invece in grado di evidenziare formazioni cancerose. In ambito dentistico, essa viene spesso utilizzata dai medici per l’individuazione di carie.

Alcune controindicazioni della radiografia possono essere costituite dagli effetti potenzialmente dannosi che i raggi X causerebbero nei confronti di alcune parti del corpo, come i testicoli. Per tale motivo, attualmente l’RX viene prescritta con molta cautela. L’utilizzo di alcuni ausili, come degli schermi in piombo, protegge ad esempio le donne da danni alle ovaie. Il personale sanitario, nel momento in cui l’esame viene effettuato, si sposta verso un ambiente adiacente. Ciò nonostante, in generale è possibile affermare che non si tratta di un esame pericoloso. La sua esecuzione ha spesso sia fini preventivi che diagnostici.

Di frequente, le radiografie vengono temporalmente comparate, in maniera tale da verificare ad esempio l’ottimale guarigione di un osso. Nel corso della radiografia, il radiologo può disporre di diverse soluzioni. In altre parole, avrà la possibilità di far posizionare il paziente sia in piedi che disteso. Nel caso in cui le zone interessate dall’esame siano le articolazioni, queste possono essere osservate sia in fase di rilassamento che sotto sforzo. In sede di prescrizione, il medico curante potrà specificare la maniera con la quale vuol visionare l’immagine, fornendo in questo modo un insieme di informazioni preliminari al radiologo.

RX o risonanza magnetica?

Detto questo, è evidente che tra la radiografia e la risonanza magnetica esistono delle differenze. Il primo elemento differenziante concerne i costi. La radiografia comporta infatti una spesa decisamente più contenuta. Visto tuttavia l’uso dei raggi X, non è possibile sostenere che la radiografia rappresenti un esame non invasivo. Come in ciascun esame diagnostico, cosa buona e giusta sarà, prima di sottoporvisi, acquisire una serie di specifiche informazioni. La radiografia risulta inoltre funzionale solo per un numero assai limitato di diagnosi.

Se è vero che l’RX è infatti efficace nel diagnosticare ad esempi degli stati artrosici, è altrettanto vero che la sua efficacia viene sensibilmente limitata se ad esempio si dovessero diagnosticare delle problematiche che interessano sia il tendine che il muscolo. Ad influenzare direttamente gli ambiti diagnostici di entrambi sono gli strumenti di cui ciascuno giova. Nella risonanza magnetica si utilizzano esclusivamente dei campi magnetici. Nell’RX, al contrario, vengono usati raggi ionizzanti.

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