La risonanza magnetica aperta per combattere la claustrofobia

La risonanza magnetica è un macchinario in grado di fare diagnostica per immagini di incredibile raffinatezza, si tratta infatti di una serie di fotografie di sezione in cui è possibile vedere le singole parti che compongono la zona di riferimento.

Nonostante sia un macchinario estremamente utile e di cui il mondo della medicina e della diagnostica ha beneficiato consentendo anche l’individuazione di problematiche particolari e complesse, si tratta di un sistema che viene vissuto da alcune persone con molta angoscia.

La claustrofobia

La claustrofobia è la paura di restare in spazi chiusi, soprattutto ridotti, stretti o affollati al punto da costituire un vero e proprio muro di persone. È una patologia psicologica che colpisce circa il 4 per cento della popolazione mondiale.

Per il claustrofobico, una situazione chiusa e asfittica costituisce un vero e proprio terrore e può portarlo ad avere pesanti e incontrollabili crisi di panico, con il tentativo di uscire immediatamente dalla situazione, a prescindere dal motivo per cui ci si trova al chiuso e dalle conseguenze che questo comporta, incluso il danno fisico a sé stessi.

Risonanza magnetica e claustrofobia

Nei casi diagnosticati di claustrofobia, la risonanza magnetica tradizionale, ovvero chiusa, costituisce un vero e proprio limite alla possibilità di effettuare questo tipo di esame diagnostico per immagini, in quanto il macchinario è costituito da un cilindro chiuso in cui si deve restare per venti – trenta minuti.

In tutto quel tempo si deve cercare di mantenere la massima immobilità, arrivando ad indossare anche elementi bloccanti e fascianti appesantiti. Anche per chi non soffre di vera e propria claustrofobia, la risonanza magnetica tradizionale costituisce una modalità diagnostica fastidiosa, che genera mal di testa e ansia, e per questo motivo, spesso ritardata il più a lungo possibile anche da persone non propriamente fobiche, ma che tollerano malvolentieri uno spazio ristretto e chiuso.

Circa il 10 per cento della popolazione non è propriamente claustrofobica, infatti, ma ha grosse difficoltà ad affrontare questo tipo di esame e se ne sottrae fin quanto è possibile. Il problema è che per alcune persone questo diventa invalidante e ritarda la possibilità di una vera e propria diagnosi con conseguente abbassamento della qualità della vita e ritardo nella cura con possibile aggravamento della condizione.

Risonanza magnetica aperta

Grazie all’attenzione verso tutte le tipologie di paziente e all’investimento in innovazione tecnologica, è stata creata la macchina per risonanza magnetica aperta. La risonanza magnetica aperta consente di effettuare questo tipo di esame in un ambiente che non è come la vecchia tecnologia e quindi un tubo chiuso e stretto, bensì un ambiente aperto, che non da alcun tipo di fastidio neanche ai claustrofobici con fobia più estrema.

Ci sono diverse varianti di macchinario per risonanza magnetica aperta che differiscono in base al tipo di scopo diagnostico e in particolare, in base alla parte del corpo da esaminare. I macchinari da risonanza magnetica aperta sono composti solitamente da due pedane, una sulla quale si sdraia il paziente, in una posizione concordata con il medico in base al tipo di esame da effettuare e la parte del corpo da visionare.

La seconda pedana è invece disposta a circa trenta centimetri di distanza dal paziente, sollevata sopra di lui, mentre i lati sono liberi e la percezione del paziente è di assoluta libertà. Il paziente steso può essere girato attraverso la pedana che è spesso semovente in modo che si possano eseguire le scansioni sia da supino, sia da prono, sia da seduto. Spesso la posizione è su di un fianco, aiutata con cuscini e altri oggetti che possano aiutare a mantenere l’immobilità più comodamente possibile.

La luce, a differenza del macchinario chiuso, può essere modulata per venire incontro al paziente, mentre nel vecchio tubo da risonanza la luce era quella del macchinario e correva lungo tutti i lati. Anche il rumore è differente, se prima era necessario utilizzare delle cuffie antirumore, attualmente i macchinari da risonanza magnetica aperta non necessitano di tappi o altri limitanti perché si tratta di una tecnologia più silenziosa.

Il macchinario per la risonanza magnetica aperta ha diverse versioni per eseguire l’esame con vari scopi. Oltre ai vantaggi diretti per il comfort del paziente claustrofobico e non claustrofobico, questo macchinario consente anche di avere immagini diagnostiche più precise anche per il medico. Questo è dato dalla maggior libertà di movimento e quindi di selezione dell’inquadratura e dell’immagine, che nella vecchia tecnologia non era assolutamente possibile.

Come funziona la risonanza magnetica aperta

Il macchinario costituito da due piastre, in una pone una grossa calamita, un cosiddetto magnete ad alta potenza in cui circolano onde a radiofrequenza che vengono emesse da diverse antenne chiamate anche bobine. Queste bobine sono caratteristiche dei diversi segmenti del corpo che andranno esaminati.

Grazie a questo passaggio di energia il macchinario può leggere la composizione acquea delle singole parti distinguendole per densità e restituendone un’immagine complessa ed estremamente nitida grazie ai contrasti creati, in grado di descrivere approfonditamente tutte le parti del corpo in esame.

Cosa valuta la risonanza magnetica

La risonanza magnetica aperta viene utilizzata come quella chiusa per valutare con maggiore accuratezza le patologie che possono insorgere a carico del sistema muscolo- scheletrico sia per quanto riguarda la parte neurologica, sia ortopedica, neurochirurgica, gastroenterologica, cardiologica e traumatologica.

Una risonanza magnetica aperta è in particolare, molto utile per quanto concerne le piccole parti del corpo che con il vecchio macchinario potevano risultare sfocate anche a causa della posizione portata troppo a lungo. Polsi e caviglie, ad esempio, vengono letti con maggior accuratezza grazie al posizionamento del paziente che non è più statico e unico, ma può essere deciso dal medico stesso, che può anche essere presente durante l’esame diagnostico stesso.

Chi non può fare la risonanza magnetica aperta

Se da un lato la risonanza magnetica aperta ha consentito la possibilità di una modalità di diagnosi precisa e importantissima a una fascia molto più ampia di persone nelle giuste tempistiche di realizzazione (si parla di circa il 14 per cento della popolazione), la risonanza magnetica che sia chiusa o aperta non può essere fatta da alcune persone.

In particolare, non possono eseguire una risonanza magnetica le persone portatrici di pacemaker o che abbiano subito un impianto di clips vascolari al cervello, le donne incinte o che sospettano lo stato di gravidanza.

Il centro Poliambulatorio Filippini

Nel centro Poliambulatorio Filippini è stato acquistato il macchinario per risonanza magnetica aperta di ultima generazione ESAOTE S-Scan, si tratta di un acquisto effettuato nel 2021 per garantire il massimo risultato a tutti i pazienti che necessitano di questo esame diagnostico ma che erano limitati dal sistema chiuso.

Oltre alla possibilità di una risonanza magnetica più serena, è anche un tipo di macchinario che permette immagini molto più nitide e altamente performanti, in grado di fornire un quadro molto più completo e preciso in mano al medico.

In conclusione, un sistema diagnostico come la risonanza magnetica aperta non è solo un vantaggio che offre a tantissime persone claustrofobiche la possibilità di ottenere l’immagine chiare e necessaria alla diagnosi della propria problematica, ma è anche un sistema tecnologicamente più avanzato di diagnostica per immagini.

Le immagini prodotte da un macchinario di risonanza magnetica nucleare aperta, con la loro qualità e precisione possono fare la differenza rispetto alla capacità di lettura del medico.
Scegliere quindi un centro dotato di risonanza magnetica aperta può essere non solo meno traumatico e scomodo, ma anche più valido.

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